Uscendo dal complesso del Seminario, si risale fino a costeggiare la Cattedrale del Duomo.
Arrivando nella piazza centrale di Camerino, la prima cosa che attrae lo sguardo del visitatore è un’ imponente statua in bronzo che raffigura un grande Papa marchigiano, Sisto V. Realizzata dallo scultore Tiburzio Vergelli, subito dopo la sua elezione al soglio pontificio nel 1587, rappresenta il pontefice in cattedra. La collocazione della statua ha un forte richiamo simbolico poiché ci fa capire come Camerino sia stata per secoli legata all’autorità della chiesa.
La piazza è come un’enciclopedia figurata poiché in essa vi è concentrata la storia plurisecolare della città: vi si affacciano il Palazzo ducale, la Curia arcivescovile, l’Università e il Duomo. Purtroppo ora tutte la facciate di questi edifici presentano le dolorose ferite del terremoto, rese ancora più evidenti dalle “messe in sicurezza” che ingabbiano e sorreggono i muri, i campanili, le finestre ei portoni.
Su un lato della piazza si trova il Palazzo ducale, costruito lungo l’arco dei tre secoli della signoria va ranesca, dimora della famiglia Varano che a partire dal 1259 esercitò la sua signoria su questa città e su un territorio amplissimo. Il cortile progettato da Baccio Pontelli è quadrato, con un porticato di nitida ed elegante linea rinascimentale dove luce e misura si compongono armoniosamente. Questo luogo era il cuore della vita sociale cittadina; un giro ‘sotto corte’ completava la passeggiata sera le dei camerinesi.
Il palazzo era sede di rappresentanza dell’antica e prestigiosa Università. Nata nella prima metà del ‘300, come sede per lo studio di diritto, nel ‘700 veniva rifondata da una bolla di Papa Benedetto Xlii insieme all’imperatore Francesco I d’Asburgo- Lorena che concedeva alle lauree di Camerino la validità in tutto il Sacro Romano impero ed al rettore magnifico il titolo di Conte palatino.
Di fronte al Palazzo ducale e a fianco del Duomo si trova il Palazzo arcivescovile, sede di una delle più antiche diocesi ed edificato nel 500 ad opera del vescovo Bongiovanni.
(Testi a cura di Barbara Mastrocola)
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